[:it]30 anni di Erasmus[:]
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Dal 2014 ad oggi, 2 milioni di persone hanno avuto l’opportunità di studiare, formarsi e fare volontariato all’estero grazie ad Erasmus, che quest’anno spegne 30 candeline, con i festeggiamenti d’apertura, stasera, all’Odéon Théatre de l’Europe di Parigi. «A trent’anni dalla sua ideazione il Progetto Erasmus resta la più importante storia di successo dell’Europa – afferma Sandro Gozi, sottosegretario con delega agli Affari Europei, oggi a Parigi per la celebrazione − resa possibile grazie al lavoro di un italiano, divenuta modello internazionale di formazione e lavoro giovanile». Fu infatti Domenico Lenarduzzi, 81 anni, torinese emigrato con il padre minatore in Belgio a lavorare, dalla direzione degli Affari sociali di Bruxelles, all’affermazione del progetto. «Dobbiamo lavorare affinché l’Ue investa maggiori risorse permettendo così a molti più giovani di poter viaggiare all’estero, imparare le lingue, condividere culture e valori differenti. Sì perché l’Erasmus non solo crea ragazzi con una migliore formazione e quindi con maggiori possibilità di trovare lavoro, ma soprattutto giovani europei. Il Progetto Erasmus -conclude Gozi- è il miglior antidoto contro l’Europa dei muri, dei populismi, del terrorismo. Io appartengo a questa generazione, come è appartenuta Valeria Solesin. Entrambi giovani studenti alla Sorbona di Parigi con la stessa voglia di conosce l’Europa e di provare a cambiarla. E’ per lei e per tutti i giovani che verranno che dobbiamo investire nel Programma Erasmus».
La storia dell’Erasmus comincia negli Anni Sessanta, grazie all’insistenza della romana Sofia Corradi, oggi 82enne che racconta: «”L’Erasmus è venuto al mondo, prima ancora che per un’intuizione, per un moto di indignazione per come ero stata trattata dall’Università di Roma, la futura Sapienza. Era il 1959, frequentavo l’ultimo anno di Giurisprudenza e fin lì erano stati tutti trenta e lode. Con tre esami su ventuno da dare, vinsi una borsa di studio, la Fulbright, e andai a New York. Columbia University. Parlavo inglese e riuscii a prendere un master in Diritto comparato: gli americani mi ritenevano post-laureata, non solo laureata. Quando tornai a Roma trovai naturale chiedere il riconoscimento di quella specializzazione. Allo sportello della segreteria studenti l’impiegato cadde dalle nuvole: “Columbia University? Mai sentita nominare”. E quando arrivò il direttore mi riempì di insulti: “Crede che regaliamo una laurea a chi si va a fare una scampagnata negli Stati Uniti? Torni a studiare e veda di essere promossa”. Compresi quel giorno che l’equiparazione dei titoli universitari nel mondo, o perlomeno in Europa, era una cosa da fare». Corradi laureatasi alla fine dei Sessanta iniziò una battaglia lunga 18 anni fatta di promemoria sull’Erasmus del futuro ciclostilati e inviati alle tre figure più importanti degli atenei italiani ed europei. Il 14 maggio 1987 a Bruxelles in Consiglio dei Ministri viene votata la delibera che vara la nascita di un programma di studio all’estero. Il 15 giugno la ratifica e nasceva così l’Erasmus.
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